Intervento | Piano di sviluppo industriale |
Anno | 2011 |
Luogo | Isola Rizza (VR) |
Committente | ISC S.p.A. |
Parole Chiave | rigenerazione urbana | piano urbanistico attuativo| APEA | standards urbanistici | area produttiva | landmark | copertura fotovoltaica | solai a piastra | |
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Il territorio di Isola Rizza non fa eccezione alle trasformazioni geografiche e urbane che più o meno uniformemente hanno caratterizzato la storia recente della cosiddetta ‘megalopoli padana’, nella dizione di Eugenio Turri: “un’unica grande città, un’ininterrotta formazione urbana, se non proprio nel senso di una sola città, nel senso che gli spazi un tempo ritagliati intorno a tante città (…), divisi da città e paesi, da siepi e fiumi, da colline e cascine, sono stati distrutti e unificati (…) in funzione della città unica, la megalopoli, nella quale è avvenuta la saldatura delle tante città che prima, sino alla metà del Novecento, costituivano grani meravigliosi e indipendenti della terra padana, oggi grani di una rete o corona tenuta insieme da fili solidi e inscindibili (…).
Una incessante atopia, caratterizzata da un paesaggio agrario alluvionato dalla espansione urbanistica recente, segnato dalle arterie del traffico veicolare (l’autostrada, la superstrada, ecc.) costantemente sovraccariche di auto e camion, oltre che da un elemento rappresentativo dell’economia della megalopoli e leitmotiv del suo paesaggio, il capannone: luogo di lavoro e spazio produttivo, magazzino, esibizione pubblicitaria, esso invade ogni angolo della pianura padana.
La strada da un lato e il capannone dall’altro, appaiono tuttavia i temi sui quali far agire il progetto urbanistico. Molta percezione dell’abitato di Isola Rizza (oltre ai satelliti di Google) è consegnata infatti all’arteria della Transpolesana (la SS 434): fatto che ci riporta alle considerazioni contenute nel libro di Kevin Lynch, The view from the road, che investiva per la prima volta l’urbanistica di una visione estetica nuova e parlava del paesaggio della strada dal punto di vista dell’automobilista.
E dai finestrini delle automobili (o dei tir) si coglie appieno il continuum dei capannoni, iconemi ricorrenti di urbanizzazioni lineari che costituiscono una vera e propria quinta (una muraglia che impedisce di vedere il paesaggio, per alcuni) di volumi senza forma, sottomessi a necessità puramente produttive o all’opposto, di marketing aziendale.
Il progetto definisce (attraverso scenari progettuali) i nuovi paradigmi dello sviluppo urbano, che individuano nella necessità di rifuggire le logiche puramente ‘quantitative’ verso insediamenti afferenti a logiche ‘qualitative’, le nuove strategie (e la nuova domanda) di edifici per l’industria, perseguendo l’intento (difficile) di assegnare valore urbano e di (nuovo) paesaggio anche agli insediamenti industriali: coniugando ‘forma’ e sostenibilità: ambientale, economica e sociale.
Lo Scenario 1 nel suo assetto plano-altimetrico, propone un nuovo disegno dei tracciati stradali e di parcheggi: l’impianto viario e i parcheggi proposti, strutturano l’area, conducendo alla riconfigurazione della sezione stradale della viabilità. Anche la pista ciclabile, ricollocata in fregio alla strada provinciale e posta in relazione con il percorso ivi esistente, assume un nuovo ruolo e senso, completamente autonomo rispetto ai percorsi carrabili e relazionato con l’area a verde pubblico. Le masse edificate, saranno pensate allineate verso i rispettivi assi stradali esterni, con i quali si intende esse ‘comunichino’ visivamente , secondo un’idea di quinta omogenea e formalmente ininterrotta, sia verso la strada provinciale, sia verso la SS 434.Il disegno del verde è infine pensato per plasmare la zona a verde pubblico come un ‘parco urbano’, utilizzando gli elementi tipici della campagna circostante, anche in forma di opportuni mascheramenti verso le opere di infrastrutturazione dell’area. Filari definiscono assi verdi disposti verso la campagna circostante.
Lo Scenario 2 è caratterizzato dalla medesima impostazione morfologica del precedente. Introduce inoltre, ed è questa la sua peculiarità, il concetto di APEA, o Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate, ricercando qualità urbana attraverso l’inserimento di standards che hanno come obiettivo quello di conciliare sviluppo economico e tutela dell’ambiente.